Soprannominata “la Firenze del sud”, Lecce è il capoluogo del Salento, a soli 12 km dal mare Adriatico. Dalle forti radici messapiche e chiamata Lupiae sotto il dominio romano, la città accoglie con il fasto del suo barocco che fa capolino nei portali dei palazzi e dalle facciate delle tantissime chiese che si snodano lungo le vie racchiuse dalle tre antiche porte di accesso alla città: Porta Rudiae, Porta San Biagio e Porta Napoli.
Denominatore comune dell’esuberanza barocca peculiare della città, è la pietra leccese, tanto morbida e friabile che i maestri scalpellini poterono realizzare ricami raffinatissimi che raggiungono l’apice della bellezza nella facciata della Basilica di Santa Croce per poi continuare nell’abbraccio sacro della spettacolare piazza Duomodove svetta il campanile e si affacciano il vescovado e il bel palazzo del Seminario.
Forza e imponenza, invece, caratterizzano il suo castelloriedificato per ordine di Carlo V su progetto di Gian Giacomo dell’Acaya mentre l’Anfiteatro Romano adiacente la centrale piazza Sant’Oronzo regala un suggestivo affaccio sulla storia che ha attraversato la città.
Cattedrale di Santo Ronzo
Basilica di Santa Croce
La basilica di Santa Croce è una chiesa del centro storico di Lecce, in via Umberto I. Insieme all’attiguo ex convento dei Celestini costituisce la più elevata manifestazione del barocco leccese. Ha la dignità di basilica minore.
Nell’area dell’attuale basilica, Gualtieri VI di Brienne aveva già fondato un monastero nel XIV secolo, ma fu solo dopo la metà del XVI secolo che si decise di trasformare l’area in una zona monumentale. Per reperire il terreno si requisirono case e proprietà degli ebrei, cacciati dalla città nel 1510. I lavori per la costruzione della basilica si prolungarono per due secoli, fra il XVI e il XVII secolo, e videro coinvolti i più importanti architetti cittadini dell’epoca.
La prima fase della costruzione, cominciata nel 1549, terminò entro il 1582 e vide la costruzione della zona inferiore della facciata, fino all’enorme balconata sostenuta da telamoni raffiguranti uomini e animali. La cupola venne completata nel 1590. Secondo lo storico dell’arte Vincenzo Cazzato questa prima fase vide l’emergere della personalità di Gabriele Riccardi. Una successiva fase dei lavori, a partire dal 1606, durante la quale vennero aggiunti alla facciata i tre portali decorati, è marcata dall’impegno di Francesco Antonio Zimbalo. Al completamento dell’opera lavorarono successivamente Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo. Al primo è dovuta la costruzione della parte superiore della facciata e dello stupendo rosone (vicino al quale è scolpita la data 1646), al secondo va probabilmente attribuito il fastigio alla sommità della struttura.